È infatti l'unica parrocchia del territorio viadanese a non appartenere alla diocesi di Cremona. Le chiese costituiscono una vera e propria pinacoteca sia di opere locali, che di provenienze diverse. Percorrendo l'argine da occidente, si incontra per prima Cicognara, cara a Grazia Deledda e Don Primo Mazzolari, dove la chiesa di Santa Giulia custodisce importanti dipinti di scuola cremonese. Segue Cogozzo con la chiesa di San Filippo e Giacomo con buoni dipinti di artisti locali. A Viadana sorge la chiesa di Santa Maria Ass. e San Cristoforo, detta anche del Castello, che fu trasformata in quadreria da Monsignor Antonio Parazzi nella seconda metà del secolo XIX. Al suo interno sono conservate opere di varie scuole padane. Di notevole drammaticità è la "Deposizione di N.S." terracotta di influenza mantegnesca. Questo percorso artistico prosegue con la chiesa di Santa Maria Ann. con opere dei secoli XVI - XVII e la volta affrescata nel 1930 da Giuseppe Tomè. La chiesa di San Martino e Nicola rappresenta la memoria storico-religiosa della città e custodisce opere provenienti dalla Chiesa di San Giovanni Battista in Portiolo, villa sommersa dal Po e dal soppresso convento dei padri Agostiniani. La chiesa di San Pietro spicca per la mole e per le dimensioni interne del monumento; costruzione della prima metà del secolo XVIII, ebbe a operarvi Pietro Antonio Maggi, architetto viadanese. Di questo è anche la chiesa di San Martino cit., mentre l'oratorio di San Rocco e San Sebastiano, un tempo sede dei Confratelli neri, ne è il capolavoro. Quattro gli ordini religiosi presenti: gli Agostiniani dal 25 maggio 1444 con chiesa e convento di San Nicola da Tolentino protettore di Viadana; Minori Osservanti dal 1492; Benedettine dal 1515; Cappuccini dal 1598. Soppressi tra la fine del Settecento e gli inizi dell'Ottocento, ebbero anche compiti di istruzione ed educazione e coltivarono una tradizione musicale che dalla fine del Cinquecento, portò grande fama a Viadana. Numerose ed importanti per il tessuto sociale erano le confraternite vestite, riservate ai laici. Va anche ricordata la comunità israelitica, la quale svolgeva le sue tradizionali attività di traffici commerciali e finanziari graditissimi ai Gonzaga per i maggiori proventi che portavano alle casse ducali e per il benessere che ne derivava alla popolazione locale.