Sabato 9 ottobre alle ore 11, presso la tomba situata nel cimitero comunale di Viadana, le autorità cittadine e militari renderanno omaggio a Cesare Aroldi nel centenario della scomparsa. Verrà deposta una corona e si terrà un breve momento per ricordare una delle figure di spicco della politica viadanese.
Cesare Aroldi è stato avvocato, professore, deputato, scrittore, giornalista e volontario garibaldino. Dobbiamo alla ricerca di Alessandro Bosoni, socio della Società Storica Viadanese, questo profilo biografico. Aroldi era nato, nella via che da lui in seguito prese il nome, il 21 giugno del 1848. Aveva sposato Deira Bini, dalla quale ebbe sei figli; l’ultima, Eurina, concesse alla fine degli anni 60 del 900 il materiale di famiglia al prof. Adolfo Ghinzelli, che curò la pubblicazione nel 1973 del libro autobiografico “L’ultimo dei vecchi garibaldini, note e ricordi 1862 -1882”. In esso, confessava con rimpianto di non essere nato in tempo per prendere parte ai primi moti risorgimentali, ma fece in tempo a partecipare alla terza guerra d’indipendenza nelle schiere garibaldine. E da indomito, benché amareggiato e deluso protagonista di quella esperienza, seguì il suo Eroe ancora nella campagna dell’Agro romano. Con Garibaldi, che l’aveva nominato Ufficiale d’ordinanza, Aroldi era entrato in rapporti strettissimi durante la Campagna dei Vosgi, terminata la quale tornò a Viadana dove prese a collaborare con Alberto Mario, direttore della “Provincia di Mantova”. Nel dicembre 1873 si recò in Spagna col duplice scopo di sostenere la causa anticarlista, recando clandestinamente al presidente della giovane e breve Repubblica, Enrico Castellar, una lettera di Garibaldi, inoltre cercando notizie del fratello, il tenente Luigi Aroldi, arruolatosi per la stessa causa e che sarebbe morto nell’assedio di Manresa. Era il 1874 quando il destituito presidente Castellar si recava a Viadana per essere da lui accompagnato in visita ad alcune città italiane.
Aroldi, che nel 1869 aveva conseguito la laurea in giurisprudenza a Bologna, “smessi i panni del garibaldino”, intraprese l’attività di insegnante e coltivò l’impegno politico-sociale: spostandosi dagli iniziali ideali Repubblicani a quelli dei Democratici Italiani, fino al Socialismo. Dal 1880 circa al 1914 furono anni di spostamenti per incarichi didattici: Mantova, Ancona, Roma, Terni, Viterbo.
Giornalista fondò “La voce di Belfiore”, organo della democrazia sociale mantovana; nel 1882 ad Ancona diresse il “Corriere delle Marche”; prese residenza a Roma dal 1884 al 1888 e nel 1887 vinse il concorso per l’insegnamento e ottenne la Cattedra di Economia Politica, Diritto e Scienza delle Finanze all’Istituto Tecnico di Terni, città in cui risiedette dal 1888 al 1893 e dove fu nominato consigliere comunale tra le file dei socialisti, quindi assessore anziano e infine sindaco! In seguito la città gli dedicò una via per i suoi meriti. Eletto deputato nel 1904 nel collegio di Bozzolo, si trasferì a Roma dove fu corrispondente del “Secolo” di Milano e collaboratore del giornale “Capitale”; fu segretario dei socialisti a Viterbo e insieme direttore de “La Scintilla”; alle elezioni politiche del 1913 fu scelto come candidato in quel collegio, ma declinò l’onore offertogli avendo accettata la candidatura a Mantova. Nel 1914 si ritirò nella sua casa di Viadana, da dove continuò a scrivere fino alla morte.