I viadanesi Meuli, garibaldini in Polonia: partecipata la conferenza della Società Storica alla presenza della viceconsole Aleksandra Wozniak

Data di pubblicazione:
10 Maggio 2023
I viadanesi Meuli, garibaldini in Polonia: partecipata la conferenza della Società Storica alla presenza della viceconsole Aleksandra Wozniak

Sabato 6 maggio la Società Storica Viadanese, per celebrare il 160° anniversario dell’impresa del colonnello garibaldino Francesco Nullo in Polonia, ha presentato un ampio programma rievocativo curato dai soci Antonio Aliani e Alessandro Bosoni insieme al professor Marino Morselli. A quella impresa parteciparono i fratelli viadanesi Luciano e Giacomo Meuli. Accolta dal Sindaco Nicola Cavatorta, la viceconsole del Consolato di Polonia in Milano, dottoressa Aleksandra Wozniak, con la sua presenza ha conferito la giusta ufficialità all’evento trattenendosi per l’intero pomeriggio e dimostrando interesse a conoscere quanto, oltre alla storia dei Meuli, leghi Viadana alla Polonia.

Alle ore 16.30 ha avuto inizio la prima delle tre relazioni, con il prof. Morselli che ha riassunto il quadro politico e sociale europeo nel XIX secolo contestualizzando e “giustificando” la fallimentare spedizione Nullo del 1863, che poggiava sul credo garibaldino-mazziniano del “soccorso agli oppressi ovunque essi siano”. Circa 400 tra italiani, francesi e polacchi componevano la spedizione che nella storia polacca è parte di quella che va sotto il nome di “insurrezione di gennaio” per distinguerla dalle tante altre che si sono succedute.

A seguire, il socio consigliere della Società Storica Alessandro Bosoni ha ricostruito i curricula dei fratelli Meuli, cognome non viadanese, con lunghe ricerche sulle origini svizzere della famiglia, degli Atti negli Archivi Parrocchiali e di Stato, ma soprattutto evidenziando le traversie affrontate dai garibaldini in territori ostili, la perdita del loro colonnello morto precocemente nel combattimento del 5 maggio nei pressi di Krzykawka appena entro i confini della Polonia zarista, la cattura dei sopravvissuti allo scontro e il processo a Varsavia conclusosi con una sentenza di morte; condanna in seguito commutata in 12 anni di lavori forzati nel Trans Baikal. Gli insorti italiani e francesi dovettero affrontare una drammatica traduzione durata otto mesi, attraverso gli oltre 9.000 km, molti dei quali percorsi a piedi in ceppi insieme a delinquenti comuni, a temperature proibitive e scortati da guardie zariste ubriache e violente. L’8 giugno 1866 morirà il finanziatore dell’impresa Luigi Caroli e nello stesso anno sarà concessa loro la grazia dallo zar Alessandro II. Non meno drammatico risultò il ritorno in Europa, durato dal dicembre del 1866 alla fine del 1867.

A chiudere gli interventi è stato Antonio Aliani, che ha illustrato la rassegna documentaria intitolata “Echi di storia polacca nelle testimonianze storiche in Viadana”, frutto di una ricerca all'interno dei fondi antichi della Biblioteca Comunale di Viadana. Si tratta di una quindicina di libri editi tra il 1640 e la prima metà del Novecento che consentono di accostarsi alla storia della Polonia nei suoi vari aspetti: storia, geografia, politica, letteratura. La presenza di questi documenti, entrati nel patrimonio della Biblioteca nell'arco di circa un secolo, ha consentito di riflettere sul fatto che la conoscenza trasmessa dai libri si deposita in certi luoghi in modo imprevedibile e spesso casuale. Resta comunque la considerazione dei ricorrenti rapporti nel corso della storia tra Viadana e la Polonia.

Terminate le relazioni e dopo un rinfresco, la Viceconsole ha condiviso la visita all’ex Palazzo dei marchesi Gardani (oggi Chizzini) nel centro storico di Viadana, stimolata dalla notizia che un membro di detta famiglia, Bonaventura, fu archiatra e fisico del Re di Polonia Sigismondo II Jagellone. Del medico, nella chiesa dei SS. Maria e Cristoforo in Castello, è stato quindi visitato il restaurato cenotafio eretto dalle nipoti Caterina e Zenobia Gardani nel 1592 dietro espressa volontà testamentaria dello zio. A Bonaventura Gardani, che morì di peste a Cracovia nel 1563 dove è sepolto, furono riconosciuti molti meriti e conseguenti onori per il suo buon operato alla corte; ne è testimonianza l’alto privilegio concessogli dal Re di inquartare nello stemma della famiglia anche l’aquila polacca coronata ad ali spiegate, d’argento in campo rosso.

La dottoressa Aleksandra Wozniak, il sindaco Nicola Cavatorta e tutto il Consiglio della Società Storica Viadanese con il presidente Giovanni Sartori hanno quindi preso commiato.

Ultimo aggiornamento

Mercoledi 10 Maggio 2023